Puoi andare in pensione prima, ma occhio a quanto ti costa ogni anno di anticipo

È possibile sfruttare diverse opzioni per andare in pensione prima ma attenzione: in alcuni casi decisamente non conviene.

L’età pensionabile a 67 anni non piace a nessuno- o quasi – e tutti cercano un modo per andare prima in pensione. Però fate bene attenzione perché potreste rimetterci un sacco di soldi. Analizziamo bene la situazione.

Come andare prima in pensione
Ci sono diverse opzioni per andare prima in pensione – Moneystuff.it

Tutto ha un prezzo. Persino la pensione anticipata. Ha un prezzo sia per lo Stato sia per il contribuente che sceglie di smettere di lavorare qualche anno prima. Nel 2023, infatti, sono diminuiti i lavoratori che hanno sfruttato le misure di prepensionamento come Opzione donna o Quota 103. È pur vero che Opzione donna, ormai, si rivolge solo a categorie molto specifiche- caregiver, lavoratrici con disabilità pari o superiore al 74%, dipendenti di aziende in crisi – e, quindi è fruibile da sempre meno donne.

I dati mostrano che, nei  primi tre mesi del 2023, i nuovi pensionati che hanno sfruttato una misura di prepensionamento sono stati il 38% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. La maggior parte delle persone – seppur obtorto collo – continua a lavorare fino a 67 anni per paura di ritrovarsi con un assegno previdenziale troppo basso e insufficiente a fronteggiare gli attuali rialzi che hanno colpito anche i beni di prima necessità.

Pensione anticipata: ecco quanto ti costa

Le strade per andare in pensione prima di certo non mancano. Da Opzione donna a Quota 103, le possibilità sono tante. Il Governo Meloni, poi, punta moltissimo su Quota 41 che vorrebbe introdurre per tutti. Quota 41 permetterebbe di andare in pensione, a prescindere dall’età anagrafica, al raggiungimento di 41 anni di contributi.

Misure di pensione anticipata
Andare prima in pensione non sempre conviene – Moneystuff.it

Estendere a tutta la popolazione questa forma di pensionamento, però, non risulta conveniente né allo Stato né ai lavoratori. Infatti, secondo le stime dell’Inps, Quota 41 verrebbe a costare allo Stato più di 4 miliardi di euro nel primo anno di attivazione. Il tutto fino ad arrivare a 75 miliardi di euro nei dieci anni successivi. Non solo: un pensionato che decidesse di ritirarsi al raggiungimento di 41 anni di contributi senza aver raggiunto 67 anni di età, sarebbe penalizzato. Un contribuente sarebbe penalizzato sia da Quota 41 sia da Quota 103 che prevede di poter andare in pensione a soli 62 anni con 41 di contributi.

Secondo i calcoli – basandoci sul sistema di calcolo contributivo che è quello vigente- una persona con 41 anni di contributi e un montante pari a 311.190 euro, se uscisse a 62 anni sfruttando Quota 103, avrà  una pensione di 1168 euro al mese. Se, invece, continuerà a lavorare fino a 67 anni senza beneficiare di Quota 103, la sua pensione mensile sarà di 1369 euro. Continuando a lavorare altri 5 anni, infine, potrà avere una pensione pari a 1536 euro mensili. La penalizzazione è dovuta al fatto che l’attuale sistema di calcolo delle pensioni è, appunto, quello contributivo il quale si basa unicamente sui contributi versati e non già sulle ultime retribuzioni percepite. 

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