Si può essere felici a lavoro? Con queste semplici regole riuscirai subito

Non è assurdo, stare bene sul lavoro si può eccome, ecco alcuni suggerimenti utili al proprio benessere.

Un ambiente di lavoro non sano può essere davvero deleterio. A farne le spese le persone che sono meno portate a instaurare rapporti, che potrebbero avere solo lo scopo del quieto vivere. Eppure, secondo la scienza, bisognerebbe sforzarsi almeno un po’ nella ricerca di rapporti e nell’organizzazione di momenti conviviali con i colleghi.

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In questo modo potrai essere felice a lavoro – Moneystuff.it

C’è da dire che non sempre le personalità riescono a coesistere, bisognerebbe avere un po’ di quel sano senso di responsabilità e maturità e capire che non si può (o semplicemente non si vuole) essere a tutti i costi simpatici a tutti. Si chiama selezione.

Purtroppo non tutti capiscono, nell’ipocrisia, che non si nutre lo stesso interesse per ogni persona. C’è chi elegantemente mantiene un rapporto intelligente di seria educazione, chi, invece, a tutti i costi deve far notare il suo disprezzo. Queste ultime persone, come dice il detto, vorrebbero solo “comprare”. Purtroppo chi si ostina a creare screzi nei confronti di chi non ha interesse nell’iniziare un rapporto, che va al di là della “colleganza”, beh, ha perso in partenza.

Impossibile sfondare un muro di cemento armato con una piuma di pavone. Mantenere sempre il controllo e riuscire ad essere gentili sempre, senza per forza non dover essere selettivo, è l’arma per stare bene e non rinunciare alla propria personalità.

Alcuni momenti vanno vissuti: prenditi la tua pausa

Non tutti vivono l’impegno allo stesso modo. C’è chi, per natura, ha necessità di ordine e precisione, di organizzazione, silenzio e di concedersi una pausa quando la tale attività è stata portata già a termine.

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Ecco come essere felici a lavoro – Moneystuff.it

C’è chi, invece, non esita nello schiamazzare e prendersi pause continue. Chi ha ragione? Tutti e nessuno. Bisogna avere rispetto del modus operandi dell’altro, semmai coinvolgere chi è troppo preso dal lavoro e non provare disprezzo. Una mano tesa è l’arma di chi non vuole avere niente a che fare con una coscienza sporca. 

Ovviamente, ogni caso è a sé e ognuno ha i suoi tempi e i suoi atteggiamenti. La regola fondamentale è non dover fare “cose” solo perché la massa le fa, non sarebbe giusto per nulla. Integrarsi va bene, ma allo stesso tempo non si possono ignorare le preferenze, gli interessi, le affinità.

Quindi sì all’instaurare un rapporto al di fuori del lavoro solo con alcuni, ma attenzione a far notare troppo le differenze. Ci potrebbero essere colleghi più o meno sensibili alla questione. (Alcuni assolutamente indifferenti, per fortuna!). Questa riflessione è rivolta soprattutto ai senior nei confronti di coloro che sono entrati da poco. Non è sinonimo di maturità lavorativa evidenziare difetti, a volte non esistenti, in un solo collega più junior.

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Che tipi di rapporti costruire con i colleghi? – Moneystuff.it

Solo perché magari sta meno simpatico e perché forse non è interessato alla persona in quanto tale (hobby, passioni, vita privata), ma perché “mentore lavorativo” (metodo, usi e applicazioni, suggerimenti) e basta. Così facendo il senior mostra di non avere un “locus of control” e soprattutto – per quanto il continuum sia un fattore reale – un margine di divisione tra via privata e lavoro.

Non è un male se a lavoro si pensa a lavorare, no? Non si pensa, magari, che ripetere cento volte di essere stati in quel dato locale, aver frequentato quella data persona, svolto quell’attività fisica potrebbe non interessare a tutti e risultare informazione superflua e urticante per le povere orecchie di collega junior e, in generale, della maggior parte del team. Perché non concentrarsi sulle possibilità di far crescere il nuovo arrivato? Che vi sia forse una sorta di limitazione? Il non riuscire a essere coinvolti lavorativamente nel proprio ruolo perché l’altro non è coinvolto dalla propria vita privata?

Per quanto riguarda il neo assunto, il definito “junior”, di sicuro è necessario per lui cercare di capire le diverse personalità, anche al di là della sfera lavorativa stessa. Questo può aiutare a fronteggiare meglio le situazioni positive o negative che si possono creare. No ai contunui “no”, no ai continui “sì”. La personalità dove starebbe? Bisogna essere cauti, ma non sottomessi, disponibili, non schiavi, junior non stupidi. Il lavoro deve far emergere le proprie soft ed hard skills. Ok, ma non bisogna diventare maniacali e perfezionisti. Calma e concedersi una pausa di tanto in tanto, una chiacchiera e un caffè è la possibilità giusta di ricaricarsi, senza perdere pacatezza e compostezza.

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