Permessi di lavoro retribuiti: attenzione alla normativa aggiornata per assistenza e malattia | Cosa evitare

Importanti novità riguardo ai permessi retribuiti: massima attenzione o rischiate di perdere un mucchio di soldi.

Oltre ai permessi previsti dalla legge 104, un lavoratore dipendente ha diritto anche ad altri giorni di permesso retribuiti. Vediamo insieme cosa dice la vigente normativa in materia.

Permessi retribuiti novità
Un lavoratore ha diritto a diversi permessi retribuiti – MoneyStuff.it

Tutti sappiamo che un lavoratore dipendente – sia del settore privato sia del settore pubblico – ha diritto a tre giorni al mese di permesso retribuiti per se stesso o per assistere un familiare con un’invalidità pari almeno al 74%. Questi sono i permessi previsti dalla legge 104 del 1992 che è stata introdotta proprio per tutelare i diritti dei soggetti affetti da invalidità grave. I permessi della legge 104 possono essere fruiti per assistere il coniuge o il convivente di fatto, i figli, i genitori, i fratelli o qualunque altro familiare purché entro il terzo grado di parentela. Ma non tutti sanno che un lavoratore ha diritto anche ad altri permessi retribuiti oltre a quelli previsti dalla legge 104.

Permessi retribuiti: cosa fare e cosa evitare

Tra i diritti di un lavoratore dipendente vi è anche quello di avere dei giorni per assolvere a compiti assistenziali o per ragioni personali molto gravi. Per non rischiare di perdere un mucchio di soldi o di venire addirittura sanzionati, è bene sapere cosa dice la normativa in materia.

Quali sono i permessi retribuiti
Cosa dice la normativa sui permessi retribuiti – MoneyStuff.it

Un lavoratore ha  diritto a 3 giorni di permesso retribuiti nel corso di un anno per motivi specifici come il decesso del coniuge – anche in caso di separazione ma non in caso di divorzio – o per assisterlo al di là dei permessi fruiti con la legge 104. Questi 3 giorni di permesso retribuiti possono essere utilizzati entro 7 giorni dall’evento che motiva la richiesta, ma  si può anche concordare la fruizione frazionata. In caso di decesso è necessario presentare una dichiarazione sostitutiva mentre per ragioni di assistenza – del coniuge o di un familiare – è necessaria la certificazione di un medico che il dipendente deve presentare entro 5 giorni dal suo rientro a lavoro.

Nel caso di assistenza a familiari con disabilità pari o superiore al 74%, il lavoratore ha diritto anche ad un congedo retribuito fino a 2 anni. Il congedo può essere richiesto solo in caso di convivenza con il soggetto invalido. Il requisito di convivenza può essere soddisfatto anche dopo aver ottenuto il congedo. Qualora il lavoratore venisse scoperto a fare gite fuori porta o ad abusare dei permessi e del periodo di congedo non occupandosi del disabile, non solo perderà tutti i permessi ma verrà anche licenziato per giusta causa. Tuttavia , se per qualunque ragione, decidesse di sospendere il periodo di congedo, può farlo tramite l’opzione di rinuncia sul sito dell’Inps.

Infine, un lavoratore ha diritto al congedo retribuito  per malattia del figlio fino ai 3 anni di età del bambino. Fino agli 8 anni del bambino, invece, ciascun genitore può assentarsi a turno per 5 giorni l’anno. I periodi di congedo parentale  non sono soggetti a visite fiscali e il datore di lavoro deve obbligatoriamente concederli ma la malattia del figlio deve essere documentata con invio telematico all’INPS e al datore di lavoro. Durante il congedo si matura la retribuzione e anche i contributi previdenziali ai fini pensionistici ma non le ferie né la tredicesima.

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