La cedolare secca sugli affitti conviene davvero? La verità sui vantaggi e svantaggi

Conviene ancora affittare un immobile con il regime della cedolare secca? In questo articolo vi spieghiamo pro e contro.

La maggior parte dei proprietari affitta gli immobili optando per la cedolare secca pensando sia la soluzione più vantaggiosa.  Ma è davvero così? Vediamo insieme tutti i dettagli di un argomento complesso.

Che cos'è la cedolare secca
Cedolare secca sugli affitti – Moneystuff.it

La cedolare secca è l’opzione che va per la maggiore quando si tratta di affitti lunghi: i classici 4+4 oppure 3+3. Essa consiste in un regime fiscale agevolato e può essere applicata sia agli affitti ad uso abitativo sia agli affitti ad uso commerciale. Inoltre si può optare per la cedolare secca anche quando, insieme ad un appartamento, si affittano anche la cantina o il box per l’auto.

Come mai è l’opzione che riscuote maggior successo? La risposta è semplice: dal punto di vista fiscale conviene moltissimo. Infatti, con la cedolare secca, un proprietario pagherà un’imposta che non terrà conto dei suoi redditi complessivi ma solo di quelli che incassa dall’affitto degli immobili. In cambio però, per tutta la durata del contratto, non potrà aumentare il canone di locazione.

Cedolare secca: pro e contro

La cedolare secca presenta sicuramente dei pro ma anche dei contro. I contro soprattutto per i proprietari degli immobili. La cedolare secca deve essere comunicata all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla stipula del contratto. Prevede due tipi di imposta: una al 10% e una al 21%.

Cedolare secca pro e contro
Pro e contro della cedolare secca – Moneystuff.it

L’aliquota al 10% riguarda unicamente i contratti a canone concordato nei Comuni capoluogo di provincia, in quelli con mancanza di soluzioni abitative o densamente popolati e in quelli dichiarati in stato di emergenza prima del 2014. Infine si può pagare l’aliquota al 10% sui contratti d’affitto agli studenti universitari. Invece l’aliquota al 21% riguarda tutti i contratti a canone libero e gli affitti dei locali ad uso commerciale.

Fin qui sembrerebbe molto vantaggiosa e, in tempi “normali”, lo è. Ma che succede quando l’inflazione picchia duro e i rialzi si fanno sentire in ogni settore? Che fare se una persona con il canone di affitto che riceve mensilmente deve a sua volta pagare la rata di un mutuo a tasso variabile che continua a salire?  In tempi come quelli attuali va da sé che non conviene un regime che impedisce ai proprietari di aumentare gli affitti degli immobili. Una rendita fissa e immutabile, non soggetta a rivalutazione ISTAT, in tempi di carovita significa un minor potere d’acquisto. Se una persona possiede 10 appartamenti, non sarà un danno enorme ma se ne possiede uno solo ed è la sua unica entrata, il danno economico lo avvertirà eccome. Anche per questa ragione sempre meno proprietari affittano i loro immobili per periodi lunghi: la maggior parte oggi preferisce il mercato degli affitti brevi ai turisti che comportano meno burocrazia, meno vincoli e rendite più alte.

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