Contratti a termine: tutto stravolto dalla nuova legge, tanti problemi e qualche soluzione

Il decreto Lavoro ha introdotto importanti novità riguardo i contratti a termine. Tra problemi e qualche soluzione, vediamo cosa accadrà.

Cambia tutto per quanto riguarda i contratti a tempo determinato. Il Decreto Lavoro ha stravolto le carte in tavola. Analizziamo la situazione nei dettagli andando a sviscerare ogni singola novità del decreto.

Decreto lavoro e contratti a termine
Cambia tutto riguardo i contratti a termine- (Giorgia Meloni Facebook)- Moneystuff.it

Il nuovo decreto Lavoro è entrato a gamba tesa cambiando le regole. Sicuramente moltissime sono le novità che andranno a vantaggio dei dipendenti. Il provvedimento più importante è l’aumento del taglio del cuneo fiscale che passerà dal 3% al 7% per i redditi fino a 25.000 euro e dal 2% al 6% per i redditi fino a 35.000 euro.

Alzata anche la soglia di detassazione dei fringe benefit che, per i dipendenti con figli minori a carico, è stata portata fino a 3000 euro. Previsti, inoltre, incentivi per le assunzioni dei giovani sotto i 30 anni che non lavorano e non studiano: i cosiddetti “Neet”. Ma non è tutto: le novità riguarderanno anche i contratti a termine. L’obiettivo del Governo è rilanciare il mercato del lavoro favorendo l’inserimento dei giovani. Avrà centrato l’obiettivo?

Contratti a termine: ecco cosa cambierà

Negli anni scorsi, i precedenti Esecutivi, avevano reso meno agevoli i rinnovi dei contratti a tempo determinato. L’obiettivo era stimolare le assunzioni a tempo indeterminato: il risultato è stato aumentare la disoccupazione giovanile. Vediamo come ha deciso di procedere il Governo di Giorgia Meloni.

Contratti a termine, novità
Molta confusione sui contratti a termine – Moneystuff.it

Il nuovo decreto Lavoro ha stabilito che, per i rinnovi fino a 12 mesi dei contratti a tempo determinato, non è necessario inserire la causale. Invece, se la durata del contratto supera i 12 mesi,  è necessario inserire una causale giustificativa tra quelle previste dalla legge. La legge attualmente in vigore in Italia prevede solo 3 causali giustificative per i contratti a termine:

  • esigenze temporanee e oggettive di un’azienda;
  • sostituzione di altri lavoratori;
  • incrementi temporanei legati ad esigenze contingenti e non ordinarie.

In ogni caso, il termine del contratto non può superare i 24 mesi altrimenti deve essere convertito in contratto a tempo indeterminato.

Questa novità sicuramente faciliterà nuove assunzioni e proroghe ma creerà anche dei problemi. In primo luogo viene a crearsi una certa confusione tra normativa e regole previste dai contratti collettivi nazionali: in presenza di contratti collettivi a vari livelli, nazionale ed aziendale, che disciplinano le causali in maniera diversa, quale bisogna seguire?

Una risposta univoca forse non c’è e l’unica soluzione pare essere quella di valutare le singole situazioni. Per esempio, in presenza di contrattazione collettiva sia nazionale che aziendale, la soluzione migliore sarebbe quella di preferire gli accordi aziendali in corso di validità. Questi ultimi, infatti, sembrano essere maggiormente vicini a problemi e singole condizioni operative e gestionali dei singoli lavoratori rispetto a quanto previsto da una contrattazione nazionale certamente più generica e meno attenta a caso per caso.

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