Aumento stipendi, continuerà nel prossimo anno? Cosa succederà nel 2024

Grazie al taglio del cuneo fiscale previsto dal Decreto Lavoro, ci saranno incrementi delle buste paga nel 2024. A quanto ammonteranno?

Il Governo ha dichiarato di voler aumentare gli stipendi netti.

stipendi più alti
Nel 2024 gli stipendi netti saranno più alti (moneystuff.it)

La Riforma mira a perseguire tre importanti obiettivi:

  • prolungare lo sgravio contributivo per i lavoratori dipendenti;
  • ridurre le aliquote IRPEF da quattro a tre;
  • applicare la Flat tax sulla tredicesima.

In relazione allo sgravio contributivo per i lavoratori dipendenti (pubblici e privati), la Legge di Bilancio 2023 lo aveva fissato al 2% per gli stipendi fino a 2.692 euro (cioè 35 mila euro annui) e al 3% per quelli fino a 1.923 euro (25 mila euro annui).

Il Decreto Lavoro, poi, ha stabilito che, da luglio a dicembre 2023, lo sgravio contributivo sarà del 6% per gli stipendi fino a 2.692 euro e del 7% per gli stipendi fino a 1.923 euro.

L’Esecutivo ha annunciato che l’agevolazione verrà rinnovata anche per i prossimi anni. L’unico ostacolo è di natura economica perché la riconferma dello sgravio secondo i parametri del Decreto Lavoro costerebbe più di 10 miliardi di euro. Restano, dunque, i dubbi in merito alla concreta attuazione del progetto.

Stipendi più alti grazie alla riforma IRPEF: cosa cambia?

L’altro strumento proposto dal Governo per far crescere gli stipendi è la riduzione degli scaglioni IRPEF da 4 a 3 con la modifica delle rispettive aliquote.

aumenti stipendi
La Riforma per l’aumento degli stipendi mira a ridurre gli scaglioni IRPEF – Moneystuff.it

Le ipotesi, al momento, sono due. Nel dettaglio:

  • primo scaglione: si passerà dall’attuale aliquota del 23%, per i redditi fino a 15 mila euro, al 15% oppure al 23% ma per i redditi fino a 28 mila euro;
  • secondo scaglione: dall’attuale 25% per i redditi dai 15 mila ai 28 mila euro, al 28%, da 15 mila a 50 mila euro oppure al 33%, da 28 mila a 50 mila euro;
  • terzo scaglione: dall’aliquota al 35% per i redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro, ad un’aliquota al 43% per i redditi superiori a 50 mila euro.

Come si può notare, la Riforma andrà a beneficio soprattutto del secondo scaglione e, dunque, non dei redditi più bassi; ma si tratta ancora di ipotesi e si potrà anche decidere diversamente.

Flat tax sulla tredicesima: i vantaggi sono evidenti

Il terzo strumento ideato dal Governo per incrementare gli stipendi è l’introduzione della Flat tax sulla tredicesima mensilità. Indipendentemente dallo scaglione IRPEF di cui si fa parte, si dovrà pagare un’aliquota IRPEF ridotta e fissa del 15%.

Tale agevolazione, tuttavia, dovrebbe riguardare solo i contribuenti che hanno un reddito annuo non superiore a 35 mila euro.

Ma quali saranno i reali effetti della Flat tax sulla tredicesima? Facciamo un esempio. Tizio ha un reddito annuo di 24.700 euro, con uno stipendio lordo di 1.900 euro al mese, per 13 mensilità. Lo stipendio annuo per 12 mensilità (ad esclusione della tredicesima) corrisponde, quindi, a 22.800 euro, sul quale pagherà l’IRPEF al 23%, per i primi 15 mila euro e al 25% per il restante importo, ossia 7.800 euro.

Nello specifico, Tizio dovrà versare, su 12 mensilità, 5.400 euro di IRPEF, corrispondenti a 450 euro al mese.
Sui 1.900 euro di tredicesima, invece, pagherà la Flat tax, cioè l’aliquota IRPEF fissa del 15%, corrispondente a 285 euro. Rispetto ai 450 euro al mese che pagherebbe normalmente, avrebbe, dunque, un risparmio di 165 euro.

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